Primo Piano

“Un mare di porti lontani”: un film che sarà presentato a Firenze il 4 aprile

27 Marzo 2024 - Firenze - Sarà presentata a Firenze il 4 aprile alle 11:00 ai media  la lunga tournée di proiezioni e dibattiti in Italia e all’estero con il film sulle navi umanitarie del regista fiorentino Marco Daffra:  “Un mare di porti lontani – Omaggio di verità per chi tende le mani ai naufraghi del Mediterraneo”. A presentare il film Marco Tarquinio, già direttore di Avvenire; Mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo e presidente della Fondazione Migrantes; Valentina Brinis,  portavoce Open Arms e il regista Marco Daffra che in un anno di lavoro ha documentano la vita, le testimonianze e le motivazioni del personale di bordo delle navi umanitarie che soccorrono i migranti in pericolo. Nel film prendono la parola donne e uomini degli equipaggi: capitani, marinai, guidatori di gommoni, macchinisti, medici, infermieri, traduttori, mediatori culturali. E anche una testimonianza del medico Pietro Bartolo, che visitò 350mila superstiti in 30 anni: “Sentiamo parlare ancora di 'emergenza sbarchi' – dice Bartolo -  quando invece da decenni le traversate della morte 'sono un fenomeno strutturale'". Media e governi “hanno criminalizzato i migranti – denuncia  Bartolo - dicendo che sono alieni, vengono a rubare il lavoro, c'è l'invasione, portano malattie". Hanno dato “un'informazione tossica” che "provoca una cultura del pregiudizio e del rancore. Dicono questo perché non hanno mai visto negli occhi il terrore di queste persone. Allora bisogna fare una contro narrazione, raccontare la verità”. Dopo Firenze il film sarà presentato semore nel capolugo fiorentino il 9 aprile alle ore 21, Firenze presso il cimena La fiaba; l'11aprile, ore 21 a Pontassieve al cinema Italia; il 18 aprile, ore 21, a Ferrara al Cinema Santo Spirito e il 22 aprile di nuovo a Firenze, ore 19 allo Spazio Alfieri.

Oim: “due terzi dei migranti morti in mare senza nome

27 Marzo 2024 -

Milano - Scomparsi e senza nome. Sono le persone migranti vittime dei viaggi nel Mediterraneo. Più di due terzi delle persone che muoiono in mare non sono identificate. Persone che lasciano il Nord Africa, da Libia e Tunisia, e che cercano di raggiungere l’Europa lungo la rotta del mediterraneo centrale. Ed è proprio l’annegamento la causa principale dei decessi delle migrazioni. Lo afferma un rapporto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) pubblicato a Ginevra. In dieci anni (2014-2023), il progetto “Missing Migrants” dell’Oim ha registrato più di 63.000 morti di migranti. Più di una persona su tre identificata proviene da paesi in conflitto, tra cui Afghanistan, Myanmar, Repubblica araba siriana ed Etiopia, afferma il rapporto, ma per più dei due terzi di coloro la cui morte è stata documentata dal progetto l’identità non ha potuto essere stabilita.

Il rapporto evidenzia inoltre che l’annegamento è la causa di morte più diffusa, con oltre 36.000 decessi registrati lungo le rotte migratorie nell’ultimo decennio. La stragrande maggioranza dei decessi per annegamento si è verificata nel Mediterraneo, con più 28.000 morti. L’Oim precisa che gli oltre 63.000 decessi durante la migrazione registrati dal Missing Migrants Project degli ultimi dieci anni «rappresentano probabilmente solo una frazione del numero effettivo di vite perse in tutto il mondo» e che «nonostante gli impegni politici e la grande attenzione dei media sulla questione in molte regioni del mondo, le morti sono in aumento. Il 2023 ha infatti registrato il più alto bilancio annuale di vittime con quasi 8.600 vite perse ». Per l’Agenzia Onu per le migrazioni, i dati del rapporto pubblicato in occasione del decimo anniversario del progetto Missing Migrants «dimostrano l’urgente necessità di rafforzare le capacità di ricerca e salvataggio, di facilitare percorsi migratori sicuri e regolari e di azioni per prevenire ulteriori perdite di vite umane. L’azione dovrebbe includere anche una cooperazione internazionale intensificata contro le reti di contrabbando e di tratta». Intanto proseguono i trasferimenti dall’isola di Lampedusa. Sono 339 i migranti nell’hotspot dell’isola, dopo il trasferimento di 380 persone a Porto Empedocle, imbarcati sul traghetto di linea e arrivate all’alba di ieri mattina. La prefettura di Agrigento ha disposto il trasferimento di altri 180 migranti con un volo Oim diretto a Bergamo.

Dopo i tre naufragi e gli altrettanti morti negli ultimi tre giorni e i tanti arrivi sull’isola, ieri, la Guardia costiera tunisina ha bloccato due tentativi di migrazione irregolare, soccorrendo 41 persone di vari Paesi dell’Africa subsahariana a bordo di imbarcazioni al largo della regione di Sfax. Lo ha reso noto la Direzione generale della Guardia nazionale, precisando che durante le operazioni di salvataggio è stato recuperato un cadavere. La stessa fonte dà conto dell’arresto, da parte della Guardia nazionale e delle squadre speciali di rapido intervento, di nove persone, accusate a vario titolo di traffico di esseri umani, in qualità di organizzatori e mediatori, e del sequestro di un motore marino. (Daniela Fassini - Avvenire)

Morire di fame e sete nel Mediterraneo: domani su “Famiglia Cristiana” le testimonianze dei sopravvissuti dell’ultimo naufragio

27 Marzo 2024 -
Milano - «Ognuno di noi pensava che sarebbe stato il prossimo a morire, eppure abbiamo visto delle navi avvicinarsi a noi, ma non ci hanno voluto salvare». Famiglia Cristiana da domani in edicola pubblica il racconto dell’ultima tragedia del Mediterraneo, affidato alla testimonianza dei sopravvissuti all’inferno di quel gommone della morte partito alle due di notte di giovedì 7 marzo dalla spiaggia di Zawiya, in Libia. Sette giorni in mare, senza cibo e senza acqua. Un diario di viaggio dove ogni giorno qualcuno dei compagni moriva e in cui man mano i corpi venivano gettati in mare. «Venerdì abbiamo visto una nave bianca e rossa avvicinarsi e allontanarsi da noi ripetutamente, credevamo che quella potesse essere la barca della nostra salvezza e invece se n’è andata, non l’abbiamo più vista. Non aveva delle scritte, almeno noi non riuscivamo a vederle», dicono i sopravvissuti. «Il mare era agitato, le persone in preda al panico, non c’era cibo e chi riusciva beveva l’acqua del mare. Bruciava e non tutti potevano farlo. Avevamo fame e sete, eravamo senza forze. C’erano tanti ragazzi della mia età, quattro donne e un bambino. Sono tutti morti nel gommone. Ogni ora che passava moriva qualcuno, facevamo una preghiera veloce e lo gettavamo in mare», racconta uno dei ragazzi intervistati al centro di raccolta di Catania. Struggente anche la testimonianza del padre di un bimbo di un anno e tre mesi morto insieme alla madre per gli stenti.

Novità al cinema dal 28 marzo

27 Marzo 2024 -
“Un mondo a parte” Il suo primo film, “Auguri professore” (1997), era dedicato al mondo del liceo. Quasi trent’anni dopo, tra 15 lungometraggi e serie Tv di successo, Riccardo Milani torna a raccontare l’universo scolastico, rivolgendo il suo sguardo alle elementari nelle realtà montane, avamposti di comunità e speranza. Parliamo del film “Un mondo a parte”, nei cinema con Medusa dal 28 marzo. Protagonisti, Antonio Albanese e Virginia Raffaele. La storia.  Roma, oggi. Michele Cortese è un insegnate infelice: non sopporta più nessuno, tanto meno il suo lavoro e la vita nella Capitale. Un giorno riceve una comunicazione dal ministero che gli accorda il trasferimento in istituto scolastico nel cuore del Parco nazionale d’Abruzzo. Con ritrovata speranza Michele arriva nel paesino in pieno inverno, dove trova prevalentemente neve, neve, neve. Superato l’impaccio iniziale, si fa subito benvolere dal piccolo gruppo di bambini e colleghi, soprattutto dalla vicepreside Agnese. L’equilibrio però vacilla quando arriva la minaccia della chiusura della scuola per mancanza di iscritti… Milani firma un film politico, di impegno civile, non rinunciando però alla sua consueta vis comica – tra i suoi titoli “Benvenuto Presidente!” (2013), “Come un gatto in tangenziale” (2017, 2021) e “Grazie ragazzi” (2023) –, nel solco della nobile tradizione della commedia italiana. Il suo è un cinema che strappa sorrisi e lancia suggestioni acute, che aiutano nella lettura del nostro complicato presente. “Un mondo a parte” corre agilmente su tale binario, forte di un cast affiatato – molto bene l’intesa tra Albanese e la Raffaele – e di copione ben calibrato a firma dello stesso Milani e di Michele Astori; qua e là, però, si registra qualche scivolata di troppo nel politicamente corretto. Nell’insieme, il film funziona tra risate e riflessioni di senso. “I bambini di Gaza” Sempre in sala dal 28 marzo l’opera prima del regista italo-americano Loris Lai, “I Bambini di Gaza. Sulle onde della libertà”, che prende le mosse dal romanzo di Nicoletta Bortolotti (Mondadori), una produzione Jean Vigo Italia ed Eagle Pictures. Nel cast Marwan Hamdan, Mikhael Fridel e Tom Rhys Harries. Il film si pone come intensa suggestione a favore della pace e soprattutto della custodia della felicità, del futuro, dei bambini che abitano i territori in agitazione tra Israele e Palestina. I bambini tutti. Non a caso l’opera ha ricevuto parole di incoraggiamento da papa Francesco: “Questo film con le voci piene di speranza dei bambini palestinesi e israeliani sarà un grande contributo alla formazione nella fraternità, l’amicizia sociale e la pace”. La storia. Nel 2003, al tempo della seconda Intifada, il palestinese Mahmud e l’israeliano Alon, due preadolescenti, si trovano sulla spiaggia di Gaza per imparare ad andare sul surf e a costruire un dialogo possibile… Concepito molto tempo prima dei tragici avvenimenti dell’autunno 2023, il film di Loris Lai desidera porsi come suggestione di speranza soprattutto a tutela degli innocenti, dei più piccoli. Non tutto del film risulta riuscito ed efficace, con qualche inciampo didascalico ed enfatico, ma nel complesso si coglie il valore di un’opera che desidera contribuire alla costruzione della pace. (Sergio Perugini)  

Uomini più vivi

27 Marzo 2024 - Milano - Era settembre a Lampedusa, quindici anni fa. Ero a bordo di una motovedetta della Guardia Costiera, come giornalista. Arrivò una richiesta di soccorso: un barcone in difficoltà, a poche miglia da lì. La motovedetta correva nel blu del Mediterraneo. Finalmente, all'orizzonte, un puntino. Il puntino si rivelò un gommone stracarico di migranti. Stava andando a fondo: quelli seduti sui bordi avevano già i piedi nell'acqua. Ottanta paia di occhi ci fissavano in silenzio. La faccia che non scordo è quella di un ragazzo di carnagione scura, un mediorientale, sui 25 anni. La motovedetta, caricati i naufraghi, filava, e il ragazzo guardava come tutti verso nord: tranne me, che guardavo loro. Così non vidi la sottilissima striscia di terra che si profilava alle mie spalle. Vidi invece quel ragazzo inginocchiarsi, e trarre da una tasca un libretto fradicio di mare, che aprì sul ponte della barca. Il ragazzo pregava. Mi voltai, vidi ancora lontana Lampedusa, capii: terra, Italia, Europa. Lo sconosciuto ringraziava Dio per avercela fatta. Guardai meglio il libretto bagnato, era un Vangelo. Un cristiano che aveva patito tutto, perso tutto, arrivava nel nostro mondo. Questi saranno uomini diversi, ho pensato, da noi. Più vivi: forte del dolore traversato. Nell'impigrito Occidente, povero di figli e speranza, entrano anche uomini così. Noi, spesso, non ce ne accorgiamo. (Marina Corradi)

Viminale: da inizio anno sbarcate 11.320 persone migranti sulle nostre coste

26 Marzo 2024 - Roma - Sono finora 11.320 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo il  dato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 2.459 sono di nazionalità bengalese (22%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Siria (1.959, 17%), Tunisia (1.312, 12%), Egitto (876, 8%), Guinea (714, 6%), Pakistan (588, 5%), Eritrea (325, 3%), Mali (304, 3%), Gambia (292, 2%), Sudan (260, 2%) a cui si aggiungono 2.231 persone (20%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Fino ad oggi sono stati 1.086 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato è aggiornato a ieri, 25 marzo.

Vicenza: avviato il primo corso di formazione rivolto ad un gruppo di richiedenti asilo

26 Marzo 2024 - Vicenza - Ha preso il via ufficialmente ieri  il primo corso di formazione rivolto ad un gruppo di richiedenti asilo e titolari di protezionale speciale e internazionale finalizzato a favorire il loro successivo inserimento lavorativo nelle imprese del territorio. Diventa così operativo il progetto promosso da Apindustria Confimi Vicenza, frutto di un confronto condotto nell’ultimo anno dall’Associazione da una parte con la Prefettura di Vicenza, dall’altra con Associazione Diakonia onlus. Proprio la Prefettura ha ospitato la presentazione dell’iniziativa, durante la quale è stato anche sottoscritto tra le parti un protocollo d’intesa finalizzato appunto a favorire l’inserimento socio-lavorativo dei richiedenti e dei titolari di protezione internazionale tramite la promozione di percorsi formativi e opportunità di lavoro nel settore metalmeccanico e degli altri settori manifatturieri che caratterizzano il tessuto produttivo locale. Il progetto messo a punto vede il coinvolgimento di Diakonia per le attività di selezione dei candidati, monitoraggio durante il percorso e supporto ai partecipanti in caso di necessità. L’investimento complessivo per l’iniziativa è pari a circa 60mila euro, finanziati in parte da Apindustria Confimi Vicenza e in parte dalla Camera di Commercio di Vicenza e da Banca delle Terre Venete, permettendo l’avvio di due percorsi formativi. Il primo percorso vedrà 12 partecipanti, titolari di sette diverse forme di permesso di soggiorno, provenienti da Sierra Leone, Mali, Nigeria, ma anche dall’Ucraina, ed è finalizzato a trasmettere loro le nozioni di base sulle lavorazioni meccaniche e sull’assemblaggio per una durata complessiva di 76 ore (più 16 ore di formazione sulla sicurezza), al termine del quale è previsto anche uno stage professionalizzante in un gruppo di aziende del territorio.

Italiani nel Mondo: una mostra a Genova

26 Marzo 2024 - Genova - È visitabile fino al 14 aprile la mostra di Giovanni Cerri “L’Italia che partiva, Via mare verso l’America” curata dalla critica d’arte Barbara Vincenzi. La mostra,  esposta al Galata Museo del Mare di Genova e sostenuta dal Museo Italo Americano di San Francisco, riporta l’attenzione su uno dei fenomeni sociali e culturali più pregnanti della storia italiana, che vide tra il 1876 e il 1925 più di sei milioni di italiani lasciare il proprio Paese per raggiungere gli USA tramite i transatlantici che partivano dal porto della Genova. La mostra ricorda anche tre figure significative di quel fenomeno: Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, i due attivisti anarchici condanati nel 1927 alla sedia elettrica per omicidio e George Moscone, sindaco di San Francisco ucciso nel 1978 assieme all'attivista Harvey Milk.

Mense o pacchi cibo: Coldiretti, 1 su 5 (23%) è un migrante

26 Marzo 2024 - Roma - Sono 3,1 milioni le persone che in Italia sono costrette a chiedere aiuto per mangiare facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari. È quanto stima la Coldiretti sulla base dei dati del Fondo per l'aiuto europeo agli indigenti (Fead) in merito ai dati Istat sulla povertà assoluta in Italia. L'emergenza riguarda 630mila bambini sotto i 15 anni, praticamente un quinto del totale degli assistiti, ai quali vanno aggiunti 356 mila anziani sopra i 65 anni. Fra tutti coloro che chiedono aiuto per il cibo, evidenzia la Coldiretti, più di 1 su 5 (23%) è un migrante, ma ci sono anche oltre 90mila senza dimora e quasi 34mila disabili. La stragrande maggioranza di chi è stato costretto a ricorrere agli aiuti, sottolinea Coldiretti, lo fa attraverso la consegna di pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri che prediligono questa forma di sostegno al consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli.

Petroliera salva 139 migranti: tre sono dispersi

25 Marzo 2024 - Lampedusa - Nuovo naufragio di migranti, questa volta in acque internazionali, con tre dispersi. Le vittime sono un siriano, un bengalese e un etiope, caduti in mare, durante le operazioni di trasbordo dalla barca di circa 12 metri su cui viaggiavano alla nave cargo petroliera Vault. L'equipaggio è, invece, riuscito a portare in salvo fino a Lampedusa gli altri 139 migranti fra cui una donna. Il natante sarebbe partito da Sabratha, in Libia alle due di notte. Il naufragio è il terzo in altrettanti giorni e i dispersi complessivamente salgono a cinque, fra cui una bimba di 15 mesi e un ragazzo di 15 anni. I poliziotti della squadra mobile di Agrigento nelle prossime ore interrogheranno i 139 superstiti per provare a ricostruire l'episodio. Ieri su disposizione della prefettura agrigentina, con i due traghetti di linea per Porto Empedocle, erano stati trasferiti 680 migranti complessivamente. Il barcone di 12 metri è stato lasciato alla deriva. Molti dei 139 hanno già riferito di avere pagato da 3 mila a 7 mila dollari per imbarcarsi sul natante. E si è concluso intorno all'una di questa notte anche lo sbarco a Pozzallo di 113 migranti, (non 114 come si era appreso in precedenza), messi in salvo dalla nave Mare Jonio attrezzata da Mediterranea Saving Humans. I controlli sanitari a bordo, prima del medico dell'Usmaf (l'ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera), Vincenzo Morello e poi in banchina dall'Azienda sanitaria provinciale, hanno portato al trasferimento per controlli di routine al reparto di Neonatologia dell'ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa, una bimba di 21 giorni accompagnata dalla mamma (viaggiava anche con il papà e una sorellina di 3 anni). All'ospedale Maggiore/Baglieri di Modica, invece, è stato trasferito un uomo per una sospetta frattura costale. Nel gruppo delle persone messe in salvo, anche un'altra famiglia - mamma, papà e bimbo di 3 anni - e tra i 14 minori maschi, due ragazzini, 12 e 14 anni che viaggiavano da soli, senza alcun accompagnatore. Al termine dei controlli che hanno rilevato la presenza tra i migranti di una altissima percentuale di infezione da scabbia, la nave Mare Jonio non ha ottenuto la cosiddetta "libera pratica". Dovrà esserci una disinfestazione a bordo. Già oggi interverrà una ditta specializzata. Una volta completate le procedure avverrà una nuova ricognizione e, a seguire, sarà rilasciata l'autorizzazione che permetterà alla nave di riprendere il mare.